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Recensione: Pro Evolution Soccer 2009

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cremino95
view post Posted on 14/2/2009, 16:18




A cura di: Fabio Fundoni
Una lunga storia di calcio
Ci sono alcuni calciatori che non sanno proprio restare lontani dal campo da gioco. Sembra quasi che non riescano a vivere senza sentire l'odore del cuoio del pallone o il freddo pungente di una partita invernale sotto la pioggia. Quasi immortali, continuano a calcare i manti erbosi di mezzo mondo, entrando nel cuore dei propri tifosi o magari prendendosi critiche non troppo tenere a causa di una forma fisica ormai persa irrimediabilmente. In modo simile, Pro Evolution Soccer torna a misurarsi con l'hardware di PlayStation 2, nonostante siano ormai entrare nell'uso comune le console di nuova generazione. Come era facilmente prevedibile, si è preferito catalizzare gli sforzi degli sviluppatori verso le edizioni più di grido, non lasciando comunque abbandonata a se stessa quella per la storica console Sony.
Come ormai siamo abituati a vedere da diversi anni, si è deciso di far camminare di pari passo le versioni indirizzate a PlayStation 2 e a PSP rendendole, di fatto, l'una la conversione più che fedele dell'altra. Anche quest'anno il trend non cambia, al punto che potrete liberamente esportare ed importare i vari file d'opzione da una piattaforma all'altra, a patto di avere un cavo usb per la connessione. Dopo aver preso dimestichezza con la nuova grafica disegnata per i menù e relativa colonna sonora, non rimane che scendere in campo per saggiare le novità inserite in Pro Evolution Soccer 2009.

Bastano poche occhiate per capire che, dal punto di vista grafico, l'impegno è stato decisamente inferiore alle aspettative. Nonostante PlayStation 2 abbia detto tutto quel che poteva in questi ultimi anni, per quanto riguarda il mero aspetto tecnico, il livello raggiunto dal team capitanato da Shingo “Seabass” si pone decisamente al di sotto delle produzioni di punta indirizzate alla console Sony, mostrando si modelli poligonali di discreta fattura per i protagonisti, immergendoli però in ambienti composti da texture di dubbia fattura e aliasing marcato praticamente in ogni elemento. Leggeri miglioramenti, rispetto ai precedenti campitoli, sono riscontrabili quasi unicamente sui volti dei calciatori, abbastanza realistici e simili alle controparti reali, sempre tenendo conto della macchina su cui il gioco si trova a girare.

Per quanto riguarda la giocabilità, maggior lavoro è stato compiuto alla base, cercando di correggere i punti che maggiormente hanno attirato critiche negli anni passati. Unendo una nuova gestione dei passaggi con un migliore bilanciamento tra tattica e abilità dei campioni a disposizione, le partite risultano meno legate ai colpi di classe dei vari fenomeni, anche grazie ad una fisica lievemente rivista a proposito del comportamento del pallone e delle mosse difensive come i tackle o il pressing spalla a spalla con l'avversario. Nonostante questi elementi, il gioco continua ad essere estremamente ancorato alla passata versione che, per correttezza, va ricordato essere considerata una delle più riuscite del precedente “pacchetto”.
Una vita da mediano
Le novità della nuova edizione, sono poi riscontrabili in alcune modalità messe a disposizione del giocatore. Piatto forte è logicamente la funzione “Diventa un Mito” (apparsa in precedenza solo nella serie giapponese di Winning Eleven), dove è possibile crearsi un calciatore personalizzato e guidarlo alla scalata del mondo del calcio, utilizzando unicamente lui durante le partite, cercando di giocare al meglio per fare incetta di trofei e contratti con le migliori formazioni del pianeta. Proprio per l'occasione, è stata inserita una nuova visuale, che ci permetterà di mantenere sempre in primo piano il nostro protagonista anche se, il campo molto stretto della telecamera, non la rende più comoda di quelle classiche. Riuscire a rendere al meglio e a diventare un vero e proprio Mito non è cosa da poco, un po' per lo scarso numero di palloni che riceveremo nell'arco dei 90 minuti, un po' per la difficoltà a mantenere la posizione migliore, anche se ci viene in aiuto la possibilità di visualizzare perennemente la riga virtuale del fuorigioco, in modo da ridurre al minimo le azioni buttate al vento per un posizionamento troppo avanzato

Per il resto, poco altro è stato inserito, se non qualche licenza in più per quel che riguarda i team selezionabili, con la colpevole mancanza della riproduzione della UEFA Champions League, presente solo sulle console ad alta definizione. Nonostante si possa considerare un fattore principalmente di colore, è difficile comprendere perché sia stato tenuto al di fuori della versione in esame, soprattutto vista l'importanza per Konami dell'essersene accaparrata i diritti in esclusiva. Nuova di pacca è invece la telecronaca, affidata ad una delle coppie più affiatate per quanto riguarda i commentatori televisivi, cioè Pierluigi Pardo e Josè Altafini.

La nuova cronaca non è esente da difetti, ma si discosta dalle solite frasi fatte a cui ci eravamo tristemente abituati anche se, come al solito, dopo diverse partite noteremo il ripetersi di alcune espressioni. Di ben altro spessore sono invece alcuni bug riscontrati, come alcune inversioni di sostituzioni, che in sporadici casi potrebbero portare al verificarsi di situazioni in cui, i giocatori subentrati, verranno inspiegabilmente reinseriti in panchina e resi indisponibili. E' però da sottolineare che, l'uscita ritardata del gioco rispetto alle versioni maggiori, ha permesso l'inserimento degli ultimi aggiornamenti legati alle rose delle formazioni, rendendo così possibile trovare nelle proprie partite anche i movimenti delle ultime ore del calciomercato.

Sommando tutto, Pro Evolution Soccer per Playstation 2, si è rivelato un prodotto capace di divertire, ma sin troppo legato alle proprie origini. Ogni giocatore dovrebbe chiedersi di cosa è alla ricerca, prima di decidere se comprare il titolo in esame. Molto probabilmente stiamo assistendo al canto del cigno del calcio Konami su PS2, con una realizzazione a cui va dato il merito di unire i punti forti che da sempre hanno resa famosa la serie ad alcune innovazioni capaci di dare ancora linfa vitale al gioco. Mancano però novità in grado di spingere i giocatori più esigenti a trovare reali motivi per aggiungere un numero alla propria collezione di PES. Divertente si, ma senza gli spunti per poter tornare ad essere il capolavoro che tutti avevamo imparato a conoscere, cioè capace di affossare la concorrenza.
 
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